Il gran giorno del GDPR è arrivato, ma in Italia siamo in ritardo, manca infatti un passaggio tecnico, per cui il recepimento della delega slitta al 21 agosto 2018.
Ma partiamo dall’inizio, ovvero dal regolamento europeo 679/2016 che si occupa della protezione dei dati personali a livello europeo. Questo documento prevede che la privacy venga regolata in tutta Europa dal GDPR (General Data Protection Regulation). Essendo un regolamento, non necessita di una normativa di carattere nazionale per essere recepito, ma in alcuni settori il legislatore può intervenire per riuscire ad adeguarlo alle leggi statali.
Per il nostro Paese c’è stata una battuta d’arresto, o meglio un rallentamento nel recepimento.
Infatti il Governo, a seguito di una delega del Parlamento, avrebbe dovuto adottare il decreto legislativo di adeguamento della nostra normativa al GDPR entro il 21 maggio 2018, ma così non è stato. A seguito di questo slittamento, il termine è diventato il 21 agosto 2018.
La situazione italiana è quindi la seguente: il GDPR è efficace dal 25 maggio e deve essere attuato totalmente, anche se il decreto non è stato ancora adottato. Dal momento della sua entrata in vigore, le leggi nazionali, in contrasto o disciplinate dal regolamento europeo, non sono più applicabili.
Ovviamente la risposta è semplice, adeguarsi anche in ritardo è sempre meglio che non farlo. La privacy non l’ha inventata la UE con il GDPR, esisteva già prima.
Ora è solo più restrittiva sotto alcuni punti di vista, molto simile sotto altri. Il mio consiglio è di muoversi, anche se in ritardo, approfittando del parallelo ritardo del governo. Personalmente infatti dubito che lo stesso si muoverà per effettuare controlli quando il primo ad essere in ritardo è lo stesso soggetto che dovrebbe controllare.
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